Chi ci conosce sa bene che alla base della nostra filosofia c’è un desiderio continuo di sperimentazione e miglioramento. E’ proprio sulla base di questo concetto che recentemente abbiamo messo in pratica una nuova idea per la nostra Maledetta, che consiste nell’adozione di un protocollo per scorgere le caratterizzazioni che differenti lieviti possono apportare a una stessa birra. Non lo nascondiamo: detta così può sembrare una cosa noiosa e poco interessante 🙂 , ma in realtà è un progetto particolarissimo e persino ricco di risvolti divertenti. A presentarlo ci pensa il nostro Andrea, con un resoconto che vi permetterà di scoprirete gli inediti risvolti tecnici che possono nascondersi dietro le quinte di un birrificio e che, grazie al potere aggregante della birra, risultano comunque piacevoli.
Tutto è iniziato qualche settimana fa, quando con la nostra idea ben in testa, Leonardo, David e io abbiamo scelto 5 ceppi di lievito da inoculare singolarmente, o in differenti abbinamenti, ad aliquote di un medesimo mosto di partenza. Il risultato sono stati 15 campioni di differenti mini-birre da “dover essere” degustati con massima concentrazione e professionalità.
Ogni campione era indicato da una specifica sigla: c’erano 5 lieviti “base” contraddistinti dalle lettere A, B, C, D, E; mentre gli altri campioni erano stati indicati in base ai loro accoppiamenti (ad esempio la mini-birra frutto della fermentazione ottenuta con i lieviti A e B si chiamava ovviamente AB).
Iniziata la degustazione, ognuno dei partecipanti ha deciso di scegliere una diversa strategia per ricordarsi le sensazioni che provava dall’assaggio di ciascun campione. Leonardo ha accumulato con ordine certosino ogni bicchiere dei singoli assaggi sul suo tavolino, in modo da avere una “birroteca” sempre disponibile per fare gli opportuni confronti; Alfredo e Valentino invece andavano più “a schema libero”, sprofondando a livello sensoriale nei singoli bicchieri e riemergendo poco dopo per cercare di fotografare le loro sensazioni; Marco ed io, invece, ci siamo appuntati via via le nostre sensazioni su un foglio, così da avere per ciascun campione una piccola descrizione che ci potesse rinfrescare ciò che avevamo provato da ciascun assaggio. Tutta la serata è stata condotta da David che ritmicamente ha sottoposto i campioni alla cieca, svelando solo alla fine i nomi dei lieviti utilizzati.
Fin qui tutto bene, ma cosa è successo quando la degustazione è entrata nel vivo e la quantità di birra assaggiata ha raggiunto cifre ragguardevoli? Beh, lo saprete a giorni nella seconda puntata del resoconto di Andrea, vi riveliamo solo che ben presto è entrato in gioco un certo livello di inevitabile goliardia 🙂 . Per conoscere i risvolti più improbabili dell’esperimento, nonché i suoi risultati, ci risentiamo a breve.