Qualche giorno fa vi abbiamo introdotto al nostro ultimo progetto, nel quale è coinvolta la Maledetta, attraverso il racconto di Andrea. In parole povere consiste nell’adozione di un protocollo per scorgere le caratterizzazioni che differenti lieviti possono apportare a una stessa birra. La prima parte del resoconto ha spiegato come ci siamo organizzati qui in birrificio (5 campioni di lievito per 15 combinazioni) e come ognuno dei partecipanti al panel taste ha deciso di affrontare l’arduo compito di valutazione. Ecco come è proseguita la degustazione, che, dopo un inizio molto rigoroso, ha inevitabilmente assunto toni goliardici…
Tutta la degustazione ha richiesto più di 2 ore, è stata interessantissima e molto provante, in quanto alla fine la quantità di birra assaggiata è stata importante. Per questo motivo dopo i primi 6-7 assaggi (ovviamente erano più che assaggi) la solennità dell’esperimento ha lasciato campo alla goliardia, con immancabili siparietti.
Ad esempio il campione A, che al microscopio di David aveva mostrato una certa velocità di sviluppo e vigoria, è stato soprannominato “Usain Bolt”; il campione AC invece sarà forse usato per una prossima Bizzarra che chiameremo ovviamente “ACci Tua”. Uno di noi invece (del quale non svelerò il nome) aveva appuntato i campioni con una classificazione alternativa, e dunque alla fine si sentiva anche parlare di fantomatici campioni N o F e ricostruirne l’identità era sempre più complesso.
Le mie note invece sembravano sempre più indicazioni di un concorso di bellezza: il campione A era perfetto per una bionda elegante, decisa e sofisticata ma con equilibrio; il campione B identificava una chiara decisamente più timida ed introversa: il C una bella rossa ammaliante con un forte carattere e abbastanza complessa; il D infine una birra sportiva e raffinata. Il campione E invece non ha riscontrato i miei favori, diciamo che non è il mio tipo 🙂 .
Alla fine abbiamo confrontato tutte le nostre sensazioni ed è emerso che tre campioni su tutti sono risultati interessanti: si contraddistinguevano per diversi tagli aromatici e gustativi, aspetti che ne giustificheranno un loro uso in altrettante future creazioni.
In particolare il campione A è risultato fornire aromi fruttati (forte note di pesca ed alcoli superiori), un gusto secco e una leggera nota acidula che lo fa identificare come uno dei papabili per la Maledetta. Discorso analogo per il campione C, che invece si caratterizza per note sia fruttate che speziate, ma che fornisce un’attenuazione inferiore e quindi contribuisce a una birra più amabile (forse anche troppo). Il campione D, invece, è risultato essere simile per alcuni aspetti aromatici ad A, ma dal gusto forse più moderato e “normale”.
In conclusione l’esperienza è stata molto costruttiva è sarà sicuramente ripetuta perché ci ha fornito interessanti informazioni. Il lievito definitivo per la prossima Bizzarra alla fine ancora non è stato del tutto deciso, ci sarà infatti bisogno di uno spareggio tra A e C che a breve faremo, ma una cosa è certa: anche se questa Maledetta ci ha già dato molto da lavorare, è innegabile che ci siamo già presi una “cotta” per lei.