Qualche tempo fa vi avevamo anticipato l’arrivo imminente di alcune grosse anfore di terracotta (quella qui a fianco e’ una… riedizione di un’anfora di provenienza capuana) al Birrificio, lasciandovi un po’ di suspence sul loro utilizzo. Adesso e’ giunto il momento di raccontare un po’ di piu’ su questo progetto – di cui sono gia’ state date anticipazioni – che ha come nostri compagni d’avventura appunto Sam Calagione, Teo Musso e un ospite d’eccezione, il prof. Patrick McGovern, archeologo molecolare dell’Universita’ della Pennsylvania ed esperto di bevande fermentate, che ha gia’ collaborato con Dogfishper la realizzazione delle Ancient Ales, birre ispirate alle antiche civilita’ di tutto il mondo.
In un incontro americano di qualche tempo fa, Sam, Leo e il dr. Pat – come si lascia chiamare amichevolmente lo studioso statunitense – si sono trovati a parlare della prossima tappa del progetto: l’area mediterranea – culla della vite e del vino, ma non solo – sembrava la scelta ideale e guarda caso a Leonardo girava in testa da un po’ l’idea di una “birra in anfora”… insomma, non e’ stato difficile puntare il dito sull’Italia!
Cosi’ il 6 marzo scorso – dopo un’indimenticabile serata all’Open Baladin Roma con le birre di Dogfish in esclusiva e un super menu firmato da Gabriele Bonci – i tre mastri birrai e il dr. Pat si sono ritrovati al Vecchio Birrificio di Borgorose per la cotta della nuova “archeobirra” ispirata alle antiche bevande fermentate di epoca estrusca. La scelta degli ingredienti piuttosto insoliti – grano Saragolla (antichissima varieta’ di grano duro introdotto in Abruzzo fin dal 400 d.C. dalle popolazioni protobulgare) nocciole, melograni, miele, resina, uva passa – infatti si e’ basata sulle ricerche svolte in precedenza sui ritrovamenti effettuati in diversi siti archeologici italiani, che testimoniano la presenza in epoche remote di questi prodotti. Noi siamo andati sul posto per ripercorrere le orme degli Etruschi alla ricerca della ricetta perduta, come racconteremo presto anche in un video.
Anche se l’unica testimonianza della presenza di una bevanda chiaramente riconducibile alla birra per la presenza di luppolo e cereali e’ quella di Pombia, in provincia di Novara, risalente alla civilta’ dei Liguri, e’ facile pensare che anche gli Etruschi e altre popolazioni italiche della stessa epoca storica avessero gia’ scoperto le potenzialita’ date dalla fermentazione dei cereali. A Cures, per esempio, antico sito sabino in provincia di Rieti, sono stati ritrovati chicchi di orzo distico, la varieta’ che piu’ si presta alla fermentazione. Presso la necropoli etrusca di Casa Nocera, nei pressi di Casale Marittimo in provincia di Pisa, sono stati ritrovati in alcuni vasi funerari oggi conservati al Museo Archeologico di Cecina resti di nocciole, melograni, mele e uva, oltre ad incensieri e alveari: sostanze che servivano ad “aromatizzare” bevande, che fossero a base di uva o cereali, usate sia come offerte funerarie che nella vita comune.
Anche nella necropoli etrusca di Prato Rosello ad Artimino, vicino a Carmignano – suggestivo borgo oggi famoso per il vino DOCG e per i fichi secchi Presidio Slow Food, dove c’e’ anche un bellissimo museo archeologico – sono stati ritrovati incensieri e resti di pollini, mentre il vicino tumulo di Montefortini, anche se non ha fornito grandi testimonianze perche’ violato da predoni, da’ l’idea di quanto evoluta e raffinata la civilta’ etrusca.
Ultimo – ma fondamentale – ingrediente antico e’ il lievito, che ci e’ stato fornito dal prof. Duccio Cavalieri, docente di Microbiologia e esperto di Biologia Computazionale presso il centro di Ricerca e Sviluppo della Fondazione Edmund Mach di S. Michele all’Adige. Si tratta di un lievito di oltre 1.500 anni di eta’, isolato da alcuni acini d’uva ritrovati in Toscana, che e’ riuscito ad arrivare ancora bello arzillo fino ai nostri giorni!
Insomma, noi abbiamo cercato di ricreare – sotto la “direzione scientifica” del dr. Pat – una nostra interpretazione di quella che avrebbe potuto essere una bevanda fermentata di epoca etrusca: adesso il risultato della prima cotta sta fermentando in una delle anfore in terracotta a Borgorose. Ancora qualche mese di attesa e potremo brindare ad una nuova birra “storica’!
Un ringraziamento speciale va a chi ci ha aiutato nelle nostre ricerche: il prof. Lorenzo Costantinidel Museo d’Arte Orientale di Roma, il dott. Andrea Zifferero, esperto in Etruscologia e civilita’ italiche, la d.ssa Maria Chiara Bettini del Museo Archeologico di Carmignano, la d.ssa Annamaria Esposito che ha seguito gli scavi di Casale Marittimo e autrice del volume Principi Guerrieri, il dott. Fabrizio Burchianti, sindaco di Casale Marittimo e direttore scientifico del Museo di Cecina.
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